8_ La Diavoleria della Displasia: Il tormento dell'Allevatore
1) Il “tormento” dell’Allevatore
Ok, dopo questa premessa da “fine del mondo”, vittima del suo stesso contenuto, affrontiamo l’argomento in modo più diretto cercando di capire se il nostro modo di vivere con il cane è un modo normale o se diventa un accanimento di qualche genere.
Le Patologie Ereditarie sono un vero e proprio tormento per l’Allevatore che prende sul serio la propria professione.
A dirla tutta, le Patologie, in sé stesse, non sarebbero un fattore di difficoltà particolarmente pressante, rispetto a tanti altri fattori complessi da dover tenere in considerazione nella riproduzione.
Ovviamente, questo genere di imperfezioni della Natura, riguardando la salute del cane, non devono essere sottovalutate, nella progettazione degli accoppiamenti, e nella loro possibilità di diventare dei caratteri degenerativi e ancor meno nella loro possibilità di ledere la qualità del Pool Genetico Riproduttivo di una Razza.
Nessun Allevatore sensato può non considerare la salute dei suoi cani come uno dei caratteri principali da perseguire nella Selezione.
Ma questa problematica fa parte del gioco e l’affrontarla con professionalità è tanto indispensabile quanto naturale per un Allevatore.
Al calduccio....
Ciò che porta questo genere di problematica alla esasperazione non è tanto la difficoltà naturale nel contrastarla ma lo sviluppo preconcetto che la sua presenza, in un Cane di Razza, acquista davanti al Professionista Veterinario e alla risposta che lo stesso dà in versione di diagnosi e, ancor peggio, nella scelta della cura da adottare.
Ormai è talmente scontato e ovvio che un Golden o un Labrador Retriever siano soggetti alle Patologie Articolari, che vengono proposti i controlli ancora prima di finire il primo ciclo vaccinale e miranti ad intervenire il più presto possibile con un “risolutivo” intervento chirurgico.
Ma perché tutto questo accanimento sul Cane di Razza mentre il fortunatissimo “bastardino”, solo perché, molto probabilmente, ha alle spalle un proprietario meno facoltoso, non corre nessun rischio d’indagine e la scampa, con grande ironia della sorte, nonostante la completa assenza di Selezione verso questo carattere.
Cosa vuol dire?
Che la Selezione peggiora i caratteri “selezionati” anziché migliorarli?
Sarebbe piuttosto strano, anche se non si è Veterinari, fare questa affermazione, non vi pare?
...o meglio al frescuccio?
Sarebbe come se dicessimo che la salute del cane è maggiore in quei cani che non vanno mai dal Veterinario, solamente perché si hanno dei preconcetti sulla Scienza Veterinaria pensando che questa, con il suo intervento intellettuale e medico, raffinato e sofisticato, fondato su studi più o meno teorici, e tutta la sua tecnologia d’avanguardia, snaturalizzi completamente la forza e le qualità naturale dell’animale ( così, analogamente, afferma colui che crede nella maggiore forza della salute del meticcio nei confronti del cane di razza, argomentazione che l’incompetente raccoglie dalle solite voci dell’ignoranza divulgata nei bar, piuttosto che utilizzando un minimo di buon senso, confondendo completamente il senso del “vigor ibrido”) e, idem, per il cane, che vive meglio libero e senza tante attenzioni a stupide malattie che stanno solo nella mente umana bisognosa d’affetto, mentre il cane, lasciato in pace, è fornito dalla Natura di tutte le necessità che gli sono indispensabili per vivere bene, e che lui conosce meglio di noi, e che noi dobbiamo stare attenti a non stravolgere, se non vogliamo un cane disgraziato e sempre pieno di “acciacchi” e di stupide malattie, più mentali che reali, come capita, secondo questi “esperti del bar” ai Cani di Razza tanto Selezionati, sì, ma non dalla natura, bensì dalla pazzia umana.
Empaticamente questa considerazione potrebbe quasi, quasi, ingannare e passare per sensata ma in verità è una grande stupidità.
Ma i controlli, delle Patologie Ereditarie (nato come criterio d’indagine utile all’Allevatore per scartare gli individui da destinare alla riproduzione per cederli come cani da compagnia e d’affezione), in se stessi, anche se veramente pressante per il povero cliente che viene letteralmente aggredito e a volte purtroppo anche sopraffatto, non sarebbero di per sè il problema peggiore.
In verità, la questione discutibile, al di là di accettare, oppure no, l’intervento come una cura possibile, è legato principalmente alla diagnosi fatta ed espressa, in fase di crescita del cucciolo, e che può essere oggetto di grande discutibilità da un punto di vista della attendibilità nel poter esprimere un giudizio certo sulla stabilizzazione finale della crescita delle articolazione e sulla loro valutazione a crescita ultimata.
Questa diagnosi rischia, oltre a diventare, spesso, molto drammatica, di essere notevolmente influenzata e viziata da pregiudizi tali che si opera una vera e propria vessazione sul cliente, che, di solito, finisce a contagiare anche la serenità della vita del giovane cane.
La patologia non viene affrontata con serenità ma facilmente, e inutilmente, viene drammatizzata e spesso il clima di sospetto e di disperazione che si crea tende a cercare un capro espiatorio su cui riversare la responsabilità e, a tal proposito, facilmente si tende ad additare il lavoro dell’Allevatore, anche se, almeno nel mio caso, questi informa, molto attentamente, i suoi cliente dei rischi, inevitabili, nell’acquistare un cucciolo, cercando anche di preparare il cliente davanti a tanta prevenzione del mondo “scientifico”, al limite dell’accanimento terapeutico, che rischia di trasformarsi in un abisso senza fine da tutti i punti di vista, economici, emotivi, e, se non anche, alla fine, legali.
L’Intervento chirurgico, quasi mai, viene suggerito come una scelta possibile, ma se ne impera la necessità sulla base di una diagnostica data per assodata, certa e scontata, senza lasciare nessun minimo spazio al dubbio, anche solamente in relazione alla giovane età del cucciolo e alla difficoltà e incertezza nella precisione della lettura, e soprattutto alla impossibilità previsionale dello sviluppo successivo dell’apparato scheletrico e articolare del cucciolo.
un intesa naturale quella tra bambini e Golden
La maggiore frequenza su altre patologie, tale da potersi ritenere ricorrente, in una data razza, di una particolare Patologie, tra le infinite che si possono prospettare nel panorama delle patologie esistenti, può portare ad un “Approccio ortopedico orientato alla razza” ed esiste anche uno straordinario Atlante della FSA chiamato B.O.A. curato dal Dott. Aldo Vezzoni e il suo Staff, che certamente concentra una maggiore attenzione immediata su di un genere di patologie appunto più ricorrenti, ma che, mi sembra, a meno che questo particolare mi sia sfuggito nella interessante lettura, non afferma affatto che tali patologie debbano essere “necessariamente” presenti, e il manuale non dovrebbe diventare uno strumento accusatorio d’indagine preconcetta, per cui un Golden o un Labrador diventano i soggetti principali del piano inquisitorio riguardante, ad es., le patologie articolari delle anche e dei gomiti al di là di ogni sintomatologia, o, peggio ancora, almeno da un punto di vista professionale del Veterinario, essere confuso e venir accanitamente ricercata, oscurando ogni altro tipo d’indagine alternativa, in ogni tipo di sintomatologia analoga, come ad es. nella infiammazione delle Tonsille ( ormai relegata a leggenda metropolitana, dai giovani Veterinari che non hanno mai avuto esperienza di lavoro in un Allevamento).
Il risultato è la nascita di una conflittualità tra Allevatore e Veterinario che inizia prima sul piano intellettuale e/o di confronto pratico per finire spesso su quello legale e dove chi, certamente, ci rimette di più è comunque il cane e, per ovvia conseguenza, anche il proprietario, che dovrà affrontare un deplorevole calvario emotivo oltre che economico.
Il nostro tormento, sia emotivo che professionale, non è la Patologia ma la “santa inquisizione” che sancisce l’intervento certo, davanti, alla cui inconfutabile “verità ortopedica” nulla può fare, ne l’innocenza, ne l’esperienza diretta dell’Allevatore, ne il buon senso pragmatico e tanto meno l’amore verso il cane.
un fantastico cucciolo del nostro Allevamento
Ciò non vuol dire ovviamente neppure l’opposto, ovvero che la problematica articolare non esiste.
Certamente che esiste, ma non per questo è scontata e neppure sempre l’intervento chirurgico è l’unica strada da percorrere, e, soprattutto, la diagnosi precoce non deve diventare una “caccia alle streghe” dove si cerca, a tutti i costi, lo sfortunato individuo da operare al minimo segno d’imperfezione.
La diagnosi precoce dovrebbe essere utile al corretto sviluppo del cucciolo con suggerimenti e supporti da integrare alle naturali attenzioni già avute nella prima fase di crescita già avvenuta, e come suggeriti dall’Allevatore , ma non essere una “Spada di Damocle” che pende sulla testa del povero cucciolo, o peggio, un “verdetto” scontato dove il destino del poveretto è già deciso in partenza senza alcuna speranza alternativa.