7_ La Diavoleria delle Displasia: Il Pensiero dell'Allevatore
La Displasia dell’Anca e dei Gomiti
dal punto di vista umano dell’Allevatore:
Perché il mondo scientifico si accanisce sul Cane di Razza?
Premessa:
Questo
è Fior d'Acqua Kirk, uno splendido maschio di Labrador Retriever,
ceduto, ad una bella famiglia, come cane da compagnia, perchè non
idoneo alla riproduzione per un gomito non perfetto
...mai stato operato !!!
La capacità del Cane di sopravvivere in un Ambiente straordinariamente ostile, come quello umano, è sorprendente.
Il
Cane, ancora oggi, è vittima delle continue diatribe professionali di
un mondo imprenditoriale che si è evoluto attorno a lui attraverso lo
sviluppo esponenziale degli interessi economici legati alla sfera
affettiva prodotta dagli animali domestici e a tutte le implicazioni
socio-politiche ad essa legate.
Poco meno di un quarto di
secolo fa il cane era ancora considerato quasi un accessorio della casa,
almeno in Italia, e usato alla pari di un sistema d’allarme,
rudimentale ma abbastanza efficace, e la sua importanza, da un punto di
vista affettivo, al livello della famiglia rurale, era quasi alla pari
degli altri animali domestici, come galline, capre e conigli.
La
figura del Veterinario era una figura praticamente inesistente, da un
punto di vista professionale, per questo tipo di animali, e la loro
salute era affidata più che altro al buon senso del padre di famiglia.
In
25 anni di tempo la dimensione della sfera degli animali da compagnia
e, attenzione all’aggettivo, d’affezione, è esplosa in maniera
impressionate, alla pari dell’espansione del benessere e della
solitudine tipica delle Consociazioni Anonime Metropolitane.
Non molto tempo fa non si sarebbe speso un soldo per il cane, era una cosa del tutto impensabile.
ad ogniuno il suo "Divano-Letto"
Oggi,
invece, il Cane è diventato un oggetto d’uso e su di lui si concentrano
e si riversano una tale quantità di interessi sociali che lo
catapultano da una dimensione tipicamente rurale e agreste in una
dimensione androgina di carattere metropolitano.
Il Cane diventa
partecipe di una quantità infinita di sfere d’interesse e diventa
usabile in varie maniere, dallo Status Simbol alla Pet Terapy, dalla
sfera dell’utilità a quella del divertimento e dello sport, a quella
della dimensione dell’affettività familiare, come completamento della
famiglia di tipo più residenziale, e di redditto medio/alto, oppure come
surrogato affettivo di una vita legata sempre più indissolubilmente ad
una dimensione “impazzita” del vivere metropolitano dove persino i
vicini di casa appaiono sempre più degli sconosciuti e dove il tempo per
una vera relazione umana è sempre più misero e inadeguato al ritmo
frenetico del nostro mondo e dove lo spazio privato si confonde sempre
di più con la dimensione del lavoro e delle relazioni economiche, più
che sociali, e il tempo dedicato a se stessi appare sempre più rubato
alla catena di montaggio del lavoro e del profitto.
Il
benessere porta con sé anche tutta una serie di rimandi di
responsabilità per cui la tranquillità diventa sempre più legata alla
possibilità di demandare questa gravosità ad altri, in cambio di denaro,
pur di non doversene occupare direttamente con un’aggravio che scuota
la drammatica “Nenia” del quieto vivere.
La “tranquillità”,
intesa come sgombero della mente e della deresponsabilizzazione, è
diventata una condizione rara, nello stress della vita contemporanea, e,
come “bene prezioso”, viene ottenuta solamente a caro prezzo, quello
della depauperazione e annichilimento dei valori nei rapporti umani e,
non, certamente, di meno, nei rapporti con il cane.
La
risposta allo stress è la necessità di aver più “spazio”, inteso più
come “contenuto” che tridimensionalmente parlando, una necessità di
vuoto, dove è presente solamente il silenzio, come chiedeva, nella
commedia “Lo Strizzacervelli”, il psichiatra, alla fine, esaurito anche
lui, dalla “bizzarra pazzia” piena di incalzante ironia interpretata da
un formidabile Walter Matthau.
Tutta una serie di figure
professionali nascono da questa dimensione “mostruosa” del “apparire”
del benessere e che prolificano, tanto più, quanto più il peso della
vita quotidiana richiede l’apparente “necessità” di demandare compiti
considerati non attinenti al proprio interesse lavorativo e invadente,
in modo superfluo, con problematiche considerate secondarie, la
tranquillità del corpo e, soprattutto, della mente, nella quotidiana
“libertà” extralavorativa e della nostra abituale sfera domestica.
ma che problemi del cavolo potrei mai avere io???
Oggi si paga un professionista perché ci risolva i problemi psicologici del nostro cane stressato da noi!!!
Incredibile
da credere, quando, fino a pochi anni fa, se si parlava con un
Veterinario di Campell si rischiava di avere come risposta che erano
delle ottime minestre.
Il Veterinario incomincia a scoprire
il Cane anche da un punto di vista comportamentale e l’Università si
allarga ai Master di specializzazione in problematiche comportamentali
con nuovi specialisti che, però, “realmente” con il cane ancora non
intrattengono nessun, o quasi, rapporto di intimità.
Gli
addestratori “professionisti” diventano dei Cimeli, delle Pietre Miliari
di un percorso specialistico comprensibile ed accettabile solamente
dagli addetti al lavoro e che, nel privato mondo consumistico, vengono
sostituiti e/o predigeriti dal, molto più di moda, Educatore Cinofilo,
gentile, e con un linguaggio da “specialista” in Psicologia Cognitiva,
ma con la Licenza delle Scuole Medie.
Persino la
bibliografia sul cane, anch’essa, fino a poco tempo fa del tutto
assente, esplode letteralmente in una vera e propria Giungla, con un
orizzonte tematico veramente sconfinato, dove ormai si possono trovare, a
saper ben guardare, svelati tutti i segreti che ci legano, o ci negano,
il rapporto con il nostro cane, oppure, dove si può mangiare sempre la
stessa minestra riscaldata migliaia di volte e propinata come “il piatto
del giorno”, a seconda da quello che si sa, o no, vedere tra le righe.
Cosa succede e/o succederà al “povero diavolo” di un cane nell’era “post-uma” del Postmoderno?
Sarà
consumato anche lui come tutti i prodotti ad uso commerciale ed
evacuato nella cloaca del perbenismo oppure saprà, come sempre ha, fin
ora, saputo fare, adattarsi alle nuove condizioni “ambientali” e
trasformarsi in un “nuovo” cane, forse di tipo “metropolitano”?
sono un pò perplesso nel pensare di dover diventare un Cane "metrolpoli...cosa?"
Certo
è che non si capisce più chi stà dalla parte del Cane e chi no, e ancor
peggio chi crede di stare dalla sua parte e invece lo sta spingendo
verso il baratro della “follia” più sfrenata, lascivamente animata di
una “compassione” antropocentrica malata della commiserazione più
alienante.
In nome della salvaguardia, dell’amore verso gli
animali e nella proclamazione della più spregiudicata innocenza, oggi
si perpetua un maltrattamento “silente” del cane di inaudita, per
quanto, quasi del tutto impercettibile, sommersa ed invisibile, entità.
Si
sconfessano tradizioni e conoscenze, mentori e maestri, fonti e
riferimenti, al fine di raggiungere un po’ di considerazione
intellettuale e si inventano “dottrine” degne dei più sfrenati
illusionisti di ogni epoca pur di convincere in modo più o meno
originale un futuro probabile cliente.
Ormai si rischia di
più di parlare delle speculazioni sul cane che non del cane e si rischia
di vivere a fianco del cane piuttosto che con il cane.